Settore Vinicolo: in cerca di nuove forme di consumo e distribuzione

 

L'Italia è il primo produttore mondiale di vino in quantità con 47,5 milioni di ettolitri, il secondo esportatore di vini e spumanti in valore (dopo la Francia). Italia, Francia e Spagna, da soli, valgono la metà della produzione di vino mondiale e si distinguono per la capacità di introdurre innovazioni nella coltivazione della vite e nel consumo, dall'esportazione alla distribuzione.
 

Nel 2019 la voce Istat “vini di uve”, comprensiva dei vini fermi e dei vini spumanti, ha fatto registrare un export italiano di ben 6,4 miliardi di euro. A  gennaio di quest’anno i vini da tavola registravano ancora una netta crescita grazie all’exploit del mercato americano sul quale però già incombevano le nubi dei dazi. In buona tenuta appariva anche il primo mercato europeo, quello tedesco.

 

 

Analoga la situazione per il mercato estero degli spumanti che registra, però, valori assoluti inferiori.

 

Nei mesi successivi, però, con le misure di contenimento decise dai vari governi nazionali per appiattire la curva di contagio del Covid-19, i flussi verso l’estero sono crollati, solo in parte compensati da prezzi medi più elevati.

La situazione del mercato domestico cerca nuove forme di consumo e distribuzione

In Italia, nel frattempo, sono raddoppiate le consegne di vino a casa, tra enoteche digitali, cantine e app. Un nuovo modo di comunicare e interagire tra gli appassionati al tempo del covid-19. C'è chi propone digital tasting guidati da casa da un sommelier per presentare le nuove annate, chi organizza webinar e tour virtuali. I consumatori prediligono bottiglie con un prezzo medio più contenuto ma aumentando la frequenza di acquisto. Si organizzano anche aperitivi digitali in attesa della «Milano Wine Week» di ottobre.

I consumi sono però complessivamente dimezzati.I consumatori italiani di vino, che sono l'85% della popolazione, stanno lasciando le cantine piene in quanto Gdo e on line non compensano il fermo dell'horeca (hotel, restaurant e catering che comprende anche agriturismi, bar, enoteche etc.)

Fuori casa i consumi sono fermi da quasi due mesi a causa del blocco della ristorazione, per cui si va verso la distillazione e i tagli alla produzione. In prospettiva alcuni ristoranti e bar, canali di consumo fondamentali, potrebbero non riaprire, tutti quelli che non sono stati in grado di sostenere il fermo del locale.
Alcuni produttori non riescono a smaltire il vino dell'anno precedente e stanno pensando di distruggere l'uva nei vigneti. Solo i vini fermi crescono in maniera significativa, anche per effetto del recupero di un pasto che prima tanti italiani consumavano fuori casa.
Iva.

Il coronavirus mette a rischio la sopravvivenza delle aziende vitivinicole alle quali serve liquidità. Il settore enologico viene da annate floride ma la chiusura forzata del canale horeca potrebbe portare a consuntivo una riduzione del 35% delle vendite. In gioco 1 mld di euro di esportazioni. Per il primo anno, da molto tempo, non si guarda alla prossima vendemmia - a quattro mesi dall'inizio - con trepidazione perché forti sono le scorte di invenduto. Rilevante l’impatto sui bilanci degli operatori piccoli e medi mentre sono maggiori le capacità di resistenza da parte degli operatori più grandi, delle cooperative e dei consorzi che sono legati da vincoli di sussidiarietà. Nella cosiddetta fase 2 si assisterà a una ripresa e sarà molto importante la reazione di quei territori nei quali il consumo di vino è più radicato. Si fa strada anche l'opportunità di stanziare risorse da destinare, sotto forma di contributo, ai produttori e detentori di vino per distillare le giacenze di prodotto con alcool da destinare alla produzione di igienizzanti.

 

Compila il form