Insolvenze aziendali: il ritorno ai valori pre-Covid potrebbe minare la ripresa

Lo Studio “Le insolvenze stanno tornando!”, condotto dal team di economisti di Allianz e Euler Hermes, rivela uno dei dati sulla ripresa più attesi: l’insolvenza di molte aziende tornerà molto vicina ai livelli pre-Covid. Livelli che negli ultimi due anni erano invece stati calmierati dalle straordinarie misure nazionali di sostegno alle imprese.

Oggi siamo di fronte a una inevitabile – seppur graduale – revoca di quelle misure per tornare a una normalizzazione dei sistemi economici: uno scenario che fa emergere una situazione di liquidità e produttività fragile, che nel 2022 porterà fatalmente a un rimbalzo medio del +15% delle aziende insolventi.

Ma ricostruiamo il percorso degli ultimi due anni che ha portato a questa previsione.

Lo shock provocato dal Covid-19, malgrado un diffuso crollo dei PIL nazionali, non si è tradotto in un'ondata di insolvenze, grazie alla serie di pacchetti di sostegno pubblico messi in atto nel periodo 2020-2021, dagli organismi statali centrali.

Questi interventi si sono concretizzati principalmente in due modi: modifiche temporanee alle norme fallimentari (in termini di deroghe, proroghe, sospensioni); e un'ampia gamma di strumenti e agevolazioni fiscali.

A supporto delle misure, vi sono state alcune contingenze favorevoli: l’attuazione tempestiva e consistente dei sostegni, specialmente per i settori più colpiti dai lockdown; il rinnovo di queste misure almeno fino a metà 2021, ad evitare un primo “effetto precipizio”; e infine il forte rimbalzo dell'economia globale.

Tutto ciò ha avuto come effetto un decisivo contenimento della crisi: a fronte di previsioni di un aumento del +40% delle insolvenze mondiali nel 2020, l’anno si è invece concluso con un salvataggio del 35% delle aziende in difficoltà.

Dalla fine del 2021 tuttavia, il ritorno alla normalità finanziaria e fiscale presenterà il suo conto. E come è ovvio interesserà i diversi Paesi e i diversi settori in modo disomogeneo.

A livello globale, molti Paesi di Africa e Sud America, oltre all’India, saranno i più interessati a un ritorno a livelli pari o superiori al 2019. L’Europa avrà vulnerabilità consistenti ma non in modo uniforme, con Francia e Germania, Belgio e Olanda più al riparo e Spagna e Italia più esposti.

L’Italia, in particolare, in sincronia con la rimozione delle misure di sostegno, si prepara a breve a tornare ai livelli di insolvenza pre-Covid in modo diffuso su tutti i settori, pur con un +47% nel 2021 e +14% nel 2022, in base annua rispetto al 2020 (che aveva segnato -32%).

Molto meglio le previsioni per l’Asia (e la Cina in particolare) e soprattutto per gli Stati Uniti, dove i sostegni nazionali sono stati molto forti e dove si sta assistendo al più forte rimbalzo economico in oltre tre decenni.

I settori che invece torneranno ad essere più a rischio sono i servizi (73%), le costruzioni (16%) e l’industria in generale (10%); criticità per turismo e trasporti in Sud Europa, e per le costruzioni, in Centro e Nord Europa.

Per concludere, lo Studio condotto dallo Chief Economist di Allianz, Ludovic Subran, prevede che il ritiro delle misure di sostegno riporterà a un livello di insolvenze molto vicino e solo di pochissimo inferiore al pre-Covid (-4% in media). Ma alcuni fattori saranno ancora cruciali, tra cui: l’intensità della ripresa economica; il ritmo del ritiro dei sostegni; la quantità di aziende fragili già nel pre-Covid; il perdurare della crisi di alcuni singoli settori.