La seconda fase del processo che porta all’insolvenza: la crisi di solvibilità

Abbiamo già introdotto il tema della previsione di un possibile default dell’azienda fino a 4 anni prima del suo concretizzarsi, grazie all’osservazione di una serie di indicatori.

La prima fase che abbiamo approfondito è quella della crisi strategica, caratterizzata da errori di valutazione strategica, perdita di quote di mercato e fatturato in calo.

Se i fattori di successo di un'azienda si perdono senza essere sostituti da nuovi driver di crescita, la crisi strategica porterà inevitabilmente alla fase successiva, nota come crisi di redditività.

All’interno di questa fase, cominciano a risultare evidenti i primi due dei tre indicatori in grado di fornire una previsione della possibile insolvenza da parte di un cliente, che sono: redditività, capitalizzazione e copertura degli interessi.

 

 

I 3 indicatori: redditività, capitalizzazione e copertura degli interessi

Il primo e più importante indicatore legato a questa fase è la redditività. Logicamente, il deterioramento di questo indicatore non è ancora individuabile nella fase di crisi strategica di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente, ma ne è una chiara conseguenza diretta.

Una volta che la crisi di redditività si mette in atto, la situazione di tensione aziendale può essere intercettata attraverso un'analisi sistematica della situazione finanziaria dell’azienda stessa.

Ma veniamo al primo indicatore considerato nella nostra analisi: il rendimento medio del capitale (ROCE)[1], che indica quanto una società sia in grado di generare profitti in relazione al capitale investito nell’attività. Il ROCE si calcola come rapporto tra Ricavi prima di interessi e imposte (EBIT) e Indebitamento finanziario Netto e Patrimonio Netto.

Quattro anni prima di un'insolvenza, il ROCE del campione considerato è relativamente debole: il 6.9% per le PMI tedesche, il 6% per le PMI francesi e al di sotto del 3.7% per le PMI spagnole. In Italia invece, il ROCE è molto vicino allo zero, e cioè 0,2%. In confronto, il ROCE medio di tutte le PMI nei quattro paesi è compreso tra il 10% e il 14%.

 

Grafico Roce Comparato

 

Con l’avanzare della situazione di criticità aziendale, la redditività delle imprese diminuisce in modo significativo, fino a trovarsi in una situazione negativa ad un anno prima di un'insolvenza.

In tutti e quattro i paesi oggetto dell’analisi che abbiamo realizzato, il profilo finanziario medio di tutte le società insolventi analizzate si è rivelato essere relativamente basso già quattro anni contabili prima dell'insolvenza. Le imprese tedesche hanno raggiunto un profilo finanziario medio che secondo la scala di valutazione di Euler Hermes Rating(la Credit Rating Agency del gruppo Euler Hermes che offre servizi di rating ad aziende e investitori finanziari) è inferiore a BB-, mentre le imprese francesi, italiane e spagnole hanno ottenuto un livello che si attesta secondo la medesima griglia di valori intorno a B.

Nell'ultimo anno contabile precedente l'insolvenza, i punteggi sono scesi considerevolmente al di sotto di B, come in Germania. Diversamente in Francia dove il rating corrisponde alla classe B-, mentre in Italia e Spagna è di CCC. Invece, il profilo finanziario medio di tutte le PMI presenti sul territorio dei quattro paesi si attesta su un livello BB.

Per maggiori informazioni sulle categorie di rating, consulta questa pagina.

 

I sintomi di una crisi di redditività e l’impatto che può avere sull’azienda

 

Fasi di crisi

 

Questa seconda fase (crisi di redditività), che come detto può essere vista come manifestazione di una strategia inappropriata, tende ad essere più breve e più grave della precedente (crisi strategica). Un sintomo iniziale spesso dichiarato, o un effetto collaterale cospicuo di una crisi di redditività è costituito da una significativa tendenza negativa del fatturato, sia a seguito di una riduzione del mercato di riferimento sia a causa di un calo della quota dello stesso coperto dall’azienda. Tuttavia, molte aziende fanno fronte a questo scenario lanciando costosi programmi di vendita per prodotti nuovi o esistenti, potenzialmente in grado di impedire il calo del fatturato. In questi casi, una crisi di redditività si manifesta sotto forma di diminuzione degli utili operativi, con una riduzione dei flussi di cassa e, solo in alcuni casi, con una riduzione dell'utilizzo della capacità produttiva e il rinvio degli investimenti.

In determinate circostanze, anche le variazioni della politica contabile possono indicare una crisi di redditività.

Mentre il distress deve essere ovviamente rilevato prima di intraprendere azioni strategiche, non vi è però alcuna garanzia che l'azienda effettuerà i giusti adeguamenti o che gli osservatori esterni riusciranno a cogliere appieno la situazione dell'azienda. Quest’ultima infatti può ad esempio prendere decisioni lungimiranti e strategicamente valide che si tradurranno necessariamente in una crisi di redditività temporanea. Pertanto, è essenziale anche in questa fase analizzare la crisi strategica sottostante, la risposta dell'azienda ad essa e le corrispondenti condizioni di mercato.

Se nella fase iniziale di una crisi di redditività le aziende hanno generalmente una gamma relativamente ampia di opzioni, queste diminuiscono gradualmente man mano che la sofferenza progredisce e i relativi oneri finanziari crescono. Ciò può logicamente rendere più difficili gli aggiustamenti strategici. Inoltre, le aziende in questa fase sono molto vulnerabili a fattori economici negativi che possono accelerare drasticamente il processo di stress finanziario.

Cosa succede però quando l’impresa comincia a vivere una fase di crisi di redditività? Quale può essere la strada da intraprendere per cercare di uscirne fuori?

Scoprilo nel nostro prossimo articolo!

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