EXECUTIVE SUMMARY

 

  • Vietnam: Occhi puntati sul premio “economia di mercato”. Il 26 luglio è probabile che gli Stati Uniti riconoscano ufficialmente il Vietnam come “economia di mercato”, un fiore all'occhiello a lungo richiesto dalla crescente potenza esportatrice del Sud-est asiatico. Ciò consentirebbe agli esportatori vietnamiti di utilizzare i propri numeri durante le procedure antidumping, anche se l'impatto diretto immediato sarà probabilmente limitato (aliquote tariffarie più basse per beni equivalenti allo 0,7% del PIL). Il Vietnam è attualmente il 23° esportatore al mondo e l'estensione delle tendenze osservate dal 2017 potrebbe portarlo al 10° posto nel 20. Le relazioni commerciali con gli Stati Uniti sono in piena espansione: Gli Stati Uniti rappresentano oggi circa il 30% delle esportazioni vietnamite, rispetto a meno del 20% di un decennio fa, e il Vietnam rappresenta oggi quasi il 4% delle importazioni statunitensi, rispetto a circa l'1% di un decennio fa. Tuttavia, la crescente dipendenza dalle importazioni dalla Cina e il rischio di un inasprimento della politica commerciale in seguito alle elezioni statunitensi potrebbero ancora frenare i progressi del Vietnam nel lungo periodo.
  • Fed americana: il 30 luglio è probabile che la Fed rimanga ancora una volta in attesa. Ma i dati recenti forniscono segnali incoraggianti sul fatto che l'inflazione si stia finalmente raffreddando: ad esempio, la media trimestrale annualizzata dell'IPC è risultata pari a solo +1,1% a luglio, il livello più basso da prima dell'esplosione dell'inflazione del 2021-2022. Questo dovrebbe convincere la Fed a effettuare il primo taglio dei tassi già a settembre (-25 pb al 5,25%), soprattutto perché il forte PIL del secondo trimestre e il solido slancio che continua nel trimestre in corso non sembrano mettere a rischio la stabilità dei prezzi. Inoltre, la liquidità dovrebbe iniziare a contrarsi presto, attenuando i timori di un riaccendersi dell'inflazione. Tuttavia, ci aspettiamo che la Fed riaffermi un orientamento da falco nelle prossime settimane, dato che i fattori di retroguardia come la politica fiscale inizieranno a svanire. Dopo settembre, prevediamo una pausa durante la riunione di novembre, prima di allentare nuovamente la pressione a dicembre (-0,25 pb al 5%).  
  • Prospettive a medio termine ampiamente positive per le valute EM. Le valute dei Paesi emergenti si sono notevolmente deprezzate a causa dei ritardi nei tagli dei tassi da parte della Fed e della limitata propensione degli investitori, esacerbata da fattori regionali e locali come il calendario politico e le preoccupazioni fiscali. Tuttavia, le prospettive a medio termine rimangono ampiamente positive, grazie alla solida crescita economica e al rallentamento dell'inflazione. I rischi per la bilancia dei pagamenti (BoP) sono complessivamente diminuiti dall'inizio dell'anno, nonostante la volatilità ciclica di alcuni mercati. Tuttavia, l'allentamento monetario asincrono e i fattori politici esterni rimangono rischi significativi per la stabilità della bilancia dei pagamenti degli EM, con Argentina, Egitto, Ghana, Nigeria, Tunisia e Turchia ancora a rischio di crisi. Il miglioramento delle prospettive a medio termine e i recenti movimenti di mercato rappresentano punti di ingresso interessanti per gli asset finanziari degli EM, in particolare per le obbligazioni in valuta locale degli stessi, tenendo presente l'importanza dei fattori locali. Prevediamo che gli spread sovrani in valuta forte raggiungano i 220 pb entro fine anno e che i rendimenti in valuta locale raggiungano il 6,3% e il 6% rispettivamente entro la fine del 2024 e del 2025.
Lo studio completo “Il Vietnam punta al premio di economia di mercato” è scaricabile a questo link: